La norma ISO 26000 (Guidance on social responsibility) fa un interessante approfondimento sul tema della complicità.
La complicità ha significati sia legali che non legali.
Nel contesto giuridico, in alcune giurisdizioni la complicità è stata definita come un atto o un’omissione che ha un effetto sostanziale sulla commissione di un atto illegale come un crimine, pur essendo a conoscenza di tale atto illegale o con l’intenzione di contribuire a tale atto illegale.
La complicità è associata al concetto di favoreggiamento in un atto o in un’omissione illecita.
Nel contesto non legale, la complicità deriva da ampie aspettative sociali di comportamento. In questo contesto, un’organizzazione può essere considerata complice quando assiste nella commissione di atti illeciti di altri che sono incoerenti o irrispettosi delle norme internazionali di comportamento che l’organizzazione, attraverso l’esercizio della due diligence, sapeva o avrebbe dovuto sapere avrebbero comportato comportare effetti negativi sostanziali sulla società, sull’economia o sull’ambiente.
Un’organizzazione può anche essere considerata complice laddove tace o trae vantaggio da tali atti illeciti.
Sebbene i loro confini siano imprecisi e in evoluzione, si possono descrivere tre forme di complicità.
⎯ Complicità diretta: si verifica quando un’organizzazione contribuisce consapevolmente a una violazione dei diritti umani.
⎯ Complicità vantaggiosa: coinvolge un’organizzazione o filiali che traggono un vantaggio diretto da violazioni dei diritti umani commesse da qualcun altro. Gli esempi includono un’organizzazione che tollera l’azione delle forze di sicurezza per reprimere una protesta pacifica contro le sue decisioni e attività o l’uso di misure repressive durante la sorveglianza delle sue strutture, o un’organizzazione che trae vantaggio economico dall’abuso dei diritti fondamentali sul lavoro da parte dei fornitori.
⎯ Complicità silenziosa: può comportare l’incapacità di un’organizzazione di sollevare presso le autorità competenti la questione di violazioni sistematiche o continue dei diritti umani, come ad esempio non denunciare la discriminazione sistematica nel diritto del lavoro contro gruppi particolari.
E noi, in privato, quante volte nella vita siamo stati complici, in contesti non legali?